Nozze in carcere per il boss Luigi Di Martino: fuochi d’artificio a Castellammare

Nozze in carcere per il boss 61enne Luigi Di Martino: considerato reggente del clan Cesarano di Ponte Persica, al confine tra Castellammare di Stabia e Pompei, il ras ha coronato il suo sogno d’amore due giorni fa nel carcere di Siracusa dove è attualmente detenuto con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Di Martino, alias ‘o profeta, fu arrestato mesi addietro in seguito ad un’inchiesta a carico del sodalizio criminale che prende il nome dal padrino di camorra mai pentito Ferdinando Cesarano. Non è bastato lo stato di detenzione a fermare le effusioni di Luigi Di Martino nei confronti della sposa, una 51enne appartenente alla famiglia dei Mirano e residente nella periferia nord di Castellammare.
Ed ecco che sabato scorso in onore della sposa è stato messo in essere un vero e proprio show per strada ben oltre la mezzanotte con tanto di nutrito pubblico e con la partecipazione di noti artisti neomelodici. Impressionante poi lo spettacolo pirotecnico, con botti e fuochi d’artificio esplosi per oltre 30 minuti in omaggio alla prossima signora Di Martino.

L’antimafia di Napoli ha indicato in Luigi Di Martino la figura apicale dei Cesarano dopo l’arresto del boss Nicola Esposito, meglio noto come ‘o mostro, stanato dopo una latitanza di oltre 9 mesi. Nello specifico o profeta è incappato in un’operazione della Dda di Salerno che ha di fatto annientato l’alleanza sancita dai Cesarano con i Loreto-Ridosso di Scafati.
Di Martino avrebbe preso di mira la sala Bingo di Pompei imponendo ai titolari il pagamento di 5 mila euro al mese per operare tranquilli con il nulla osta dei Cesarano. Ai Loreto-Ridosso di Scafati sarebbe andato invece l’appalto per la pulizia della stessa struttura. Particolari che provano inequivocabilmente il potere criminale del boss Ferdinando Cesarano: nonostante Nanduccio e Ponte Persica si trovi in carcere da anni con un fascicolo che recita fine pena mai attraverso fedelissimi del calibro di Luigi Di Martino sarebbe riuscito a mantenere il controllo del territorio e a imporre la propria ottica camorristica ad altri clan operanti in paesi confinanti.


Radio mala non avrebbe dubbi: nessuno oserebbe sfidare apertamente i Cesarano. In mezzo gli onesti cittadini che continuano a subire l’arroganza e l’anarchia comportamentale di gente senza scrupoli. Particolarmente temuto il boss Luigi Di Martino perché come il ras Ferdinando Cesarano non amerebbe ripetere “le cose 2 volte” nemmeno con gli stessi affiliati. Una parte dei giovani di Castellammare e di Ponte Persica subirebbero ancora il fascino malavitoso di boss che nonostante le condanne all’ergastolo e il regime di carcere duro non avrebbero mai mostrato alcun cenno di pentimento, così come si conviene ai veri “uomini d’onore”.


Alfonso Maria Liquori

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