Castellammare, termali licenziati: nuova udienza ad ottobre. In aula Massimo Sequino

Il fallimento di Terme di Stabia spa; la lunga diatriba tra proprietà e curatela per i beni. Poi i licenziamenti e la devastazione, e un complesso “ibrido” di cui non si conoscono i responsabili. È una storia dai tratti ancora molto fumosi quella che nel 2015 ha per protagonisti lavoratori, Comune di Castellammare, partecipata Sint e curatela fallimentare.Una storia di cui si sta parlando da alcuni mesi al Tribunale di Torre Annunziata nell’ambito del procedimento avviato da 42 ex dipendenti della municipalizzata fallita Terme di Stabia per chiedere la riassunzione. Un capitolo importante potrebbe essere scritto il prossimo 4 ottobre 2017 quando verrà ascoltato in aula il curatore fallimentare Massimo Sequino.L’obiettivo sarà ricostruire cosa è realmente accaduto nelle settimane e nei mesi immediatamente precedenti al licenziamento dei lavoratori dopo il crac di marzo 2015. Due mesi dopo, il 12 maggio 2015, la proprietà (Comune e Sint) chiede a gran voce al curatore Sequino la restituzione dello stabilimento delle Nuove Terme di Stabia.
Sequino ha un compito assai delicato. Deve determinare se è possibile continuare l’attività termale, ma le condizioni appaiono subito molto difficili. Il complesso è chiuso da tempo, le casse sono ovviamente vuote, ci sono dei dipendenti che non si possono retribuire, ci sono creditori e, soprattutto proprietà che spingono.
Comune e Sint rivogliono a tutti i costi le Nuove Terme e minacciano addirittura una penale per la curatela di 1000 euro al giorno fino a che non verranno restituite. La restituzione viene effettuata circa due mesi dopo, a luglio, ma la proprietà non è soddisfatta. Secondo la tesi dei dipendenti è in questo periodo che si consuma il licenziamento. La proprietà rivuole sì il complesso ma senza i lavoratori. Che poi vengono licenziati effettivamente sempre a luglio.

Quella mancata accettazione avrebbe provocato le lettere di licenziamento e la devastazione dello stabilimento lasciato alla mercé di vandali e ladri. “Ci auguriamo che nella prossima udienza – hanno spiegato gli ex lavoratori di Terme – la curatela fallimentare confermi l’andamento temporaledei fatti così come illustrato chiaramente nei precedenti appuntamenti dal presidente del comitato dei creditori di Terme e dai documenti allegati alla procedura fallimentare. Il licenziamento è stato evidentemente frutto della volontà della proprietà”.
Secondo gli ex termali i licenziamenti sarebbero illegittimi ed hanno chiesto la riassunzione in Sint, altra partecipata del Comune di Castellammare proprietaria del patrimonio immobiliare termale un tempo gestito da Terme di stabia. I 42 ex lavoratori sono rappresentati dall’avvocato Angelo Abignente, professore ordinario di Diritto del lavoro presso l’Università di Napoli “Federico II”, e hanno intentato causa contro la Sint e la curatela fallimentare.Lo scorso anno il Tribunale del Lavoro ha rigettato il ricorso contro i licenziamenti per determinazioni di natura puramente tecnica: per gli atti presentati basati sulla data del licenziamento erano decorsi i termini. Per questo motivo i termali hanno deciso di ricorrere al rito non ordinario riguardante la Riforma Fornero.Secondo una vecchia convenzione del 1972, infatti, tra Terme e Sint sarebbe avvenuto un passaggio di rapporti dopo il fallimento della prima società: i contratti di lavoro avrebbero dovuto dunque far parte di tale passaggio. Quando è sopraggiunto il fallimento di Terme, insomma, Sint sarebbe dovuta subentrare in maniera quasi automatica nella gestione anche dei rapporti di lavoro.

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